L’istanza degli ambientalisti a Bruxelles
Impianto di ossicombustione Newo, le ragioni del No approdano al Parlamento europeo. L’onorevole Rosa D’Amato di Verdi Europei e Vito Antonacci, presidente del movimento “Zero Waste” nonché tra i coordinatori del movimento “No inceneritore No Newo”, composto da associazioni, movimenti e attivisti, hanno dibattuto la petizione contro l’installazione dell’impianto dell’azienda foggiana nella sede della Commissione petizioni a Bruxelles. Le ragioni del no sono state spiegate ai componenti della Commissione e al presidente in maniera chiara. Il termovalorizzatore è un impianto inutile, dannoso per l’ambiente, per la salute e insicuro perché sperimentale, in quanto non ci sono altri impianti simili in grandezza sul territorio
«Parliamo di impianto inutile – spiega Vito Antonacci – perché utilizzerà indistintamente i rifiuti trasformandoli in perle vetrose che potrebbero non avere un reale riutilizzo economico. Non è funzionale, ed è anche antieconomico perché bruciare costa di più che riutilizzare, e in Puglia abbiamo avviato un processo complicato, costato anni, che mira a differenziare i rifiuti per reinserirli in un circuito di economia circolare».
Importante anche l’impatto ambientale che una tale realtà potrebbe causare su una zona già critica.
«La zona industriale tra Bari e Modugno – continua l’attivista – è già segnalata nel piano regionale della Qualità dell’aria come zona C. Non possiamo permettere che venga ancora inquinata. È dannoso per la salute e le tasche dei cittadini. Bruciare costa, recuperare conviene. Inoltre, i rifiuti che la Newo utilizzerà non saranno quelli pugliesi, ma provenienti da altre regioni. Non vogliamo che la nostra terra sia tramutata in cestino di rifiuti d’Italia».
Doveroso chiarimento dell’europarlamentare circa i fondi che l’azienda Newo ha richiesto all’Ue per la sua costituzione.
«Il Parlamento europeo – afferma Rosa D’Amato – chiederà ragione alla Regione e al ministero di questo impianto, che si permette di chiedere fondi europei per realizzarlo. I fondi sono bloccati perché non è stata ancora rilasciata la valutazione di impatto ambientale e l’Ue non finanzia progetti che non vadano nel senso del riuso e riciclo. La petizione è aperta e continueremo a portare le nostre istanze in Unione europea, affinché la commissione agisca sulle amministrazioni locali che, evidentemente, non sono in grado di difendere la salute dei cittadini».