Il referente legale degli ambientalisti Caterina Grittani:”Ci sarebbero tutti i presupposti. Aspettiamo i risultati della conferenza di servizi”
Potrebbe essere vicino il punto di svolta per lo stop all’impianto di ossicombustione Newo, che dovrebbe sorgere nella zona industriale tra Bari e Modugno. Ad intravedere margini di schiarite sono tutti i componenti del comitato No inceneritore no Newo, all’indomani della decisione, da parte del Tar Puglia, di sospendere le attività di sperimentazione sull’impianto di Gioia del Colle, gemello di quello che, in dimensioni più importanti, potrebbe sorgere nel territorio barese. E anche per l’impianto di Modugno non sembra che la situazione sia rosea. Dopo essere stato escluso dai finanziamenti di Puglia sviluppo, e aver incassato tutti i dubbi di Arpa Puglia sulle perle vetrose, ora si aspetta la resa pubblica dei verbali dell’ultima conferenza di servizi, tenutasi il 14 luglio. Non sono ancora passati 90 giorni, termine ultimo per il deposito dei verbali, ma già gli ambientalisti, nello specifico il presidente di Pro Ambiente Modugno Tino Ferrulli, ha fatto richiesta, ai comuni di Bari e Modugno e al dipartimento ambientale della Regione, di copia dei verbali della conferenza che potrebbe essere risolutiva. Intanto i componenti del coordinamento di comitati No Inceneritore No newo non abbassano la guardia e, con l’esposto alla Procura nel cassetto, si dichiarano comunque moderatamente ottimisti.
«Come potrà – si domanda il legale – un’azienda che, come da visura camerale, non risulta una società attiva, far fronte tutta da sola, di tasca propria, ad una spesa complessiva di 20 milioni di euro, posto che sono venuti meno i 10 milioni del finanziamento europeo? Con questi precedenti, non vedo fattibile la realizzazione dal punto di vista amministrativo. Aggiungendo poi che c’è anche la sospensione della Via e tutti i dubbi di Arpa Puglia sulle perle vetrose».
Proprio sull’elemento risultante della lavorazione dell’impianto, si sono concentrati i dubbi di Arpa Puglia.
«C’erano diverse lacune – fa sapere – sulle perle vetrose. Analisi inattendibili in quanto non tenevano conto del continuo cambio di composizione del materiale di risulta, a seconda del materiale trattato. Inoltre, impiegarle nel materiale edile potrebbe creare un secondo problema Eternit, con il rischio di immettere nell’edilizia rifiuti di rifiuti pericolosi. Se poi si dovesse scoprire che sono pericolosi? Si ripeterebbero le tristi esperienze in termini di costi sociali e salute? Non si sarebbe risolto il problema dello smaltimento, ma se ne creerebbe uno nuovo, quello di dover smaltire non solo i rifiuti, compresi quelli speciali, provenienti da fuori regione, ma anche le stesse perle vetrose».